Una delle più famose partite di sempre, il “Maracanazo”, si giocò durante i mondiali del 1950 fra Brasile e Uruguay. Tecnicamente non era una finale, ma l’ultima partita di un gironcino all’italiana, sta di fatto che ai padroni di casa bastava un pareggio per essere campioni. In più erano fortissimi, favoritissimi, e avevano dalla loro i 200.000 tifosi del Maracanà. Come molti sanno, i Brasiliani si gettarono follemente all’attacco, segnarono, continuarono ad attaccare, furono raggiunti, continuarono ancora stupidamente ad attaccare e alla fine l’Uruguay segnò, vinse 2 a 1 e fu campione: vi furono decine di infarti e suicidi, il governo brasiliano proclamò tre giorni di lutto nazionale, un disastro.
Quello che pochi sanno è che il momento decisivo della partita fu un momento che non ci si aspetterebbe: subito dopo il goal del Brasile, mentre il pubblico esultava per quello che sembrava l’inizio della goleada.
Il capitano dell’Uruguay, Obdulio Varela, prese la palla in fondo alla rete, iniziò a camminare molto lentamente (e lentinescamente) verso centrocampo, e a lamentarsi con l’arbitro con una scusa qualunque. I Brasiliani non vedevano l’ora di ricominciare a giocare, e quello lì ritardava la ripresa. Il pubblico rumoreggiava: la mattanza doveva riprendere subito!
Varela invece spezzava il ritmo, i giocatori brasiliani si innervosivano sempre di più. Pare che addirittura uno arrivò a sputargli in faccia.
Quando la partita riprese, capì che i loro nervi erano saltati. E che finalmente l’Uruguay avrebbe potuto vincere.