lunedì 27 dicembre 2010

Lentinismo celeste


Una delle più famose partite di sempre, il “Maracanazo”, si giocò durante i mondiali del 1950 fra Brasile e Uruguay. Tecnicamente non era una finale, ma l’ultima partita di un gironcino all’italiana, sta di fatto che ai padroni di casa bastava un pareggio per essere campioni. In più erano fortissimi, favoritissimi, e avevano dalla loro i 200.000 tifosi del Maracanà. Come molti sanno, i Brasiliani si gettarono follemente all’attacco, segnarono, continuarono ad attaccare, furono raggiunti, continuarono ancora stupidamente ad attaccare e alla fine l’Uruguay segnò, vinse 2 a 1 e fu campione: vi furono decine di infarti e suicidi, il governo brasiliano proclamò tre giorni di lutto nazionale, un disastro.
Quello che pochi sanno è che il momento decisivo della partita fu un momento che non ci si aspetterebbe: subito dopo il goal del Brasile, mentre il pubblico esultava per quello che sembrava l’inizio della goleada. 
Il capitano dell’Uruguay, Obdulio Varela, prese la palla in fondo alla rete, iniziò a camminare molto lentamente (e lentinescamente) verso centrocampo, e a lamentarsi con l’arbitro con una scusa qualunque. I Brasiliani non vedevano l’ora di ricominciare a giocare, e quello lì ritardava la ripresa. Il pubblico rumoreggiava: la mattanza doveva riprendere subito!
Varela invece spezzava il ritmo, i giocatori brasiliani si innervosivano sempre di più. Pare che addirittura uno arrivò a sputargli in faccia.
Quando la partita riprese, capì che i loro nervi erano saltati. E che finalmente l’Uruguay avrebbe potuto vincere.

giovedì 23 dicembre 2010

Lentinismo da baraccone


Frank Lentini fu un fenomeno del circo Barnum agli inizi del ‘900. Di origine siciliana, aveva tre gambe e quattro coglioni. Non so se siamo parenti, ma se così fosse, sarebbe davvero curioso sapere di avere avuto un antenato con qualcosa in più rispetto a me: una gamba, appunto.

lunedì 20 dicembre 2010

Lentinismo velico


L’America’s cup è una specie di Formula 1 della vela: soldi, tecnologia, tradizione. Non mi fa impazzire questo trofeo, per lo più disputato fra miliardari wasp con l’ego gigantesco che finiscono a litigare nei tribunali.
Ma quello che mi piace è lo spirito, sempre teso, competitivo, arrogante, estremo.
Nella primissima edizione della Coppa, nel 1851, gli inglesi (e come ti sbagli) persero contro gli americani. Gareggiarono varie barche e la regina Vittoria, saputo del trionfo yankee, chiese chi fosse arrivato secondo. 
La risposta fu molto lentinesca: “There is no second, your Majesty”.

venerdì 17 dicembre 2010

Lentinismo al cianuro

Dallo splendidamente malvagio "Cyanide and Happiness" (si trova su explosm.net) una scena molto lentinesca.
Il lentinesco è ovviamente quello blu.

mercoledì 15 dicembre 2010

Lentinismo in cerca d'autore


1889: Università della Sapienza, Roma. Uno studente di 22 anni, Luigi Pirandello, sta seguendo una lezione di latino. Il professore, traducendo, commette un errore. Pirandello e il suo compagno di banco se ne accorgono e si scambiano una gomitata d’intesa, il compagno di banco sorride. Il professore intercetta la risata e fa un cazziatone al compagno “distratto”. Pirandello, invece di farsi gli affaracci suoi, si alza e difende con vigore il compagno, sottolineando che è stato il professore a distrarsi.
Verrà per questo cacciato da tutte le scuole del regno e per laurearsi dovrà andare in Germania. Ma vuoi mettere la soddisfazione?

lunedì 13 dicembre 2010

Lentinismo a Cannes


Come si sa, alla proclamazione degli spot vincitori del Festival della pubblicità di Cannes, i bronzi vengono solo annunciati, gli argenti trasmessi, ma solo chi ha vinto l’oro ha l’onore di salire sul palco a prendere materialmente il leone e gli applausi (talora i fischi).
Circa 7-8 anni fa, un tizio, di cui mi sfuggono nome e nazionalità, fu annunciato come vincitore, ma sul palco non si presentò nessuno. Momenti di imbarazzo, poi la premiazione andò avanti. Pochi minuti dopo, stessa scena: il tizio fu chiamato per un secondo leone, ma non si presentò. Solo quando arrivò il terzo leone d’oro il tipo si trascinò stancamente sul palco, come a giustificare con la propria pigrizia il fatto di voler salire una sola volta. Certo, il giochino fu possibile perché il tizio sapeva di averne vinti esattamente tre; ma quell’aria da “sto andando in posta a pagare una bolletta”, la noncuranza verso i fischi che alcuni riservarono al suo atteggiamento, il considerare tre ovazioni del pubblico come una fatica inutile al punto da preferire tutto in una volta sola, furono grandiosi.

Lentinismo reiterato



Gennaio 1989: dopo tre anni di serie B la Lazio torna a giocare nel derby. Un ragazzo di 20 anni segna il goal della vittoria e pensa bene di esultare correndo sotto la curva dei romanisti col dito indice sollevato. Uno sfregio che secondo alcuni gli valse condanne a morte e minacce varie. Il ragazzo farà buona parte della sua carriera lontano, e tornerà a giocare il derby alla bella età di 37 anni, deriso e sbeffeggiato dai romanisti per la sua età.
Chi vincerà la partita? Bravi. Chi segnerà il primo goal? Bravi. Sotto che curva? Bravi. Con quanta sobrietà farà festa? Bravi.
“Ancora una volta j’hai fatto male, Paolè!” dirà un cronista in delirio.

lunedì 6 dicembre 2010

Lentinismo anticraxiano


Per i più giovani, De Michelis è stato ministro socialista per 12 anni, durante i quali è divenuto uno dei simboli del cosiddetto rampantismo tipico degli anni ‘80. 
Una volta a una festa incrociò il filosofo Massimo Cacciari, futuro sindaco di Venezia, e gli chiese se avesse mai pensato di iscriversi al Partito Socialista. Cacciari rispose “No, grazie, sono ricco di famiglia.”

mercoledì 1 dicembre 2010

Lentinismo beat


Immagino che tutti voi sappiate chi fosse Charles Bukowski. A parte i suoi libri e la sua bizzarra biografia, una cosa che mi ha sempre colpito di lui, in senso lentinista, è questa foto, vista anni fa sulla copertina di un libro che mio zio saggiamente mi prestò: notate il fiero orgoglio che mostra lui, come se avesse al proprio fianco Miss Mondo, mentre abbraccia una baldracca sfatta che fa venire le piattole solo a guardarla. Non che lui sia questo fiorellino... Bravo Hank, senza vergogna!